Lignani e protezione contro il cancro della prostata

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Una nuova ricerca condotta in vivo suggerisce che l’enterolattone, un metabolita dei lignani, sembra prevenire la diffusione del cancro alla prostata agendo a livello genetico.

Lo studio effettuato da McCann, della AgReserch Grassland, Nuova Zelanda, che ha collaborato con i ricercatori delle università di Ulster e Reading, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Molecular Nutrition & Food Research.
Questa ricerca ha mostrato che l’enterolattone sembra essere in grado di modulare alcuni geni chiave, producendo importanti effetti sulla morte cellulare programmata (apoptosi) delle cellule di cancro alla prostata.

Ogni anno in Italia circa 23.000 uomini sono colpiti da tumore della prostata e il rischio di sviluppare questo tipo di cancro aumenta con l’età.
In molti Paesi occidentali il tumore alla prostata rappresenta il secondo tumore più frequente nel sesso maschile, mentre nelle popolazioni asiatiche l’incidenza molto bassa di questa patologia è stata messa in relazione con una dieta ad alto contenuto di fibre e fitostrogeni.

I lignani metabolizzati dalla microflora nell’intestino umano, si trasformano in enterolattone (ENL). In questo nuovo studio i ricercatori hanno testato l’effetto dell’ENL sulla linea cellulare di cancro alla prostata LNCaP.

Usando una concentrazione di ENL non considerata tossica per le cellule, i ricercatori hanno osservato la riduzione della densità del tumore alla prostata del 57.5%, dell’attività metabolica delle cellule tumorali del 55% e della secrezione dell’antigene prostatatico specifico (PSA) del 48,5%.
Il PSA è un marker comunemente usato per lo screening del cancro alla prostata e per monitorare la malattia dopo la diagnosi.

Inoltre, i lignani hanno dimostrato di indurre l’apoptosi, delle cellule di cancro 8,33 volte rispetto alle cellule non esposte ai lignani.
È stato anche osservato dai ricercatori un effetto modulatorio su importanti geni, inclusi MCM e CDK, che svolgono un ruolo fondamentale nella replicazione della cellula e del DNA.

Questi dati suggeriscono che l’attività antiproliferativa di ENL è la conseguenza di un’alterata espressione di alcuni geni associati al ciclo vitale delle cellule. Ciò fornisce nuove evidenze molecolari sulle proprietà antiproliferative dei lignani sul cancro alla prostata.
I lignani sono fitoestrogeni, cioè sostanze vegetali in grado di indurre risposte biologiche e mimare o modulare le azioni degli estrogeni endogeni mediante legame a recettori specifici.

Le maggiori fonti vegetali di lignani sono alimenti piuttosto comuni nella dieta occidentale: semi di lino, cereali integrali, semi di girasole, lenticchie e carote, anche se le principali ricerche scientifiche sono state focalizzate sui lignani del lino (Linus usitatissimus).

Numerosi studi hanno focalizzato l’attenzione sul ruolo protettivo di questi composti, i quali sono trasformati dalla flora batterica in sostanze con azione estrogenica (enterodiolo e enterolattone) e attività antiossidante.
È stato dimostrato che queste sostanze non solo sono capaci di influenzare il metabolismo degli ormoni sessuali e la loro attività biologica, ma sono anche in grado di modulare l’attività di enzimi intracellulari, la sintesi proteica e dei fattori di crescita, la proliferazione di cellule maligne, la differenziazione cellulare e l’angiogenesi.
Esistono dati epidemiologici e sperimentali sull’assunzione di fitoestrogeni che sono correlati ad una riduzione del rischio in relazione a patologie cardiovascolari, ipercolesterolemia, sindrome premestruale, menopausa, osteoporosi, neoplasie

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