La triste e penosa vicenda del Papa

deprenyl

Utente
9 Settembre 2003
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E' stato un atto stupido e maldestro opporsi alla visita del papa, questo credo sia evidente a tutti.

Ma come dice un celebre proverbio cinese, citatissimo in questi ultimi tempi, quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Perciò, guardiamo la luna. Domandiamoci cosa c'è dietro questa sciocca - lo ribadisco sciocca - protesta di professori e studenti.

C'è l'insofferenza verso l'invadenza del Vaticano nella vita pubblica del nostro paese, una presenza ingombrante che non ha eguali in nessun paese del mondo occidentale, nemmeno in quelli più cattolici come la Spagna e l'Irlanda. C'è la ribellione verso il continuo calpestamento della laicità dello Stato.

Purtroppo questa ribellione ha assunto una forma stupida e controproducente - se non altro perché ha permesso al Vaticano (che in materia di comunicazione e marketing se ne intende molto di più di quel manipolo di ingenui protestatari), di far assumere al papa il ruolo di vittima (cosa che in Italia il papa certo non è).
 

batgirl

Utente
28 Giugno 2003
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Quoto la saggezza di Brasileiro ed i seri pareri di Boschetto e Klimt!!!Uff, ho dovuto leggere tutto e resto stupita di come molti di voi credete che quello che venga scritto su internet sia una verità assoluta e di come l'essere umano sia complesso e perché non dire, contraditorio in molte cose che presenta.
Cmq, ogni volta che penso a Ratzinger, mi viene in mente la sua posizione davanti alla pedofilia nel seno della chiesa e al processo subito da Leonardo Boff e tutto qto posso dire è che con tutta la conoscenza che possa avere al lungo delle tesi che abbia scritto, non lo considero meglio dei suoi altri compagni di SS.

X Cantagalli: complimenti!!!
 

klimt

Utente
8 Febbraio 2006
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sottoscrivo batgirl e aggiungo che nonostante ne abbia ormai viste molte, non posso non restare colpito dall'atteggiamento e dall'aptitudo dei clericali (non dei cristiani in generale, ma dei clericali più accesi e pseudo ortodossi). Ma quando feci la comunione mi dissero che i valori cristiani erano la tolleranza e il rispetto per l'altro...la comprensione, la non violenza ecc..

invece ogni qal volta si tocca un argomento culturalmente delicato, i clericali non avendo argomenti basati su argomentazioni e dimostrazioni logiche di concetti, passano subito agli insulti più tristi ed alle provocazioni e quando non hanno gi attributi per formularli de visu, allora gli insulti li mettono in bocca a qualcun'altro...

ma che bei valori cristiani vengono evidenziati in questi topic...
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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i clericali non avendo argomenti basati su argomentazioni e dimostrazioni logiche di concetti, passano subito agli insulti più tristi

E' esattamente il contrario, sin dalla sua elezione al soglio pontificio il Santo Padre Benedetto XVI è oggetto degli insulti e delle provocazioni peggiori, da parte di anticlericali goffi e senza idee, quali i radicali, i potenti esponenti della lobby-gay (che voglio precisare rappresenta solo se stessa e non gli omosessuali italiani), da parte dei comunisti, da parte di scienziati che non sanno nemmeno chi era Feyerabend e che dovrebbero con umiltà tornare sui banchi di scuola con l'abbecedario.
Dal Papa parole di umanità, di solidarietà, di pace, e anche di amore per gli ultimi; il messaggio cristiano è quello della carità.
Ma non può confondersi in una pappa new-age in cui va bene tutto, esiste un Magistero ed è quello, e il Pontefice fa bene a delinearlo con chiarezza espositiva e rigore, il rigore che lo contraddistingue essendo un docente universitario. L'occasione persa dai professori della Sapienza e dagli studenti scalmanati del collettivi sociali è stata grande, ma forse un giorno capiranno.
 

klimt

Utente
8 Febbraio 2006
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e' una occasione persa per te, per me no, è stata una vittoria del pensiero libero, ovvero quello che tu evidentemente poco conosci.

A mio avviso sarà giusto e opportuno dare la possibilità di parlare al papa quando quest'ultimo offrirà a ai laici di esporre le proprie libere opinioni alla pontificia e alla gregoriana.

Cosa che per la nota inotolleranza religiosa non accadrà mai.

Fino ad allora, i suoi strali sul relativismo e le sue condanne morali, il papa le può pronunciare a casa sua davanti a quelli che sono felici di farsi fare la predica

 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Invece, purtroppo Giovedì 17 Gennaio resterà negli annali dei libri di storia come una pagina nera per l'Università e lo Stato italiano. Una nazione - del resto - che già da anni avviata verso la putrefazione, sociale, economica, politica, culturale, ambientale, industriale, con il collasso del sistema sanitario e previdenziale. Una nazione - insomma - che rinnega il suo passato - fausto e glorioso - che non ha un presente e che non intravede un futuro.
Nel momento in cui il Vescovo di Roma non è ammesso, con la violenza di alcuni facinorosi, a partecipare nell'ambito di una congerie di discorsi più o meno di circostanza, all'inaugurazione dell'ateneo della capitale d'Italia.
In realtà il fatto è di una gravità tale che ancora non ce ne capacitiamo.
 

klimt

Utente
8 Febbraio 2006
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ok ormai è evidente che è impossibile dialogare con te, neanche leggi, non argomenti, continui a scrivere sempre le stesse cose senza confrontarti con -i concetti- di coloro che qui hanno iserito delle ragioni e degli -argomenti -seri- in difesa della tesi opposte. Sei un muro.

Complimenti e Tanti auguri per la tua apertura mentale.
 

cantigalli

Utente
29 Novembre 2007
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Guarda Ivo, io cercavo una discussione aperta, civile, interessante e che potesse arricchire entrambi.

É evidente che tu non abbia nessuna dimestichezza con il fare storia.
Ti suggerirei di leggere Documenti ( non libri) come:

Percin, Monumenta conventus Tolosani ordinis Praedicatorum, Tolosa, 1693.
Fredericq, Corpus documentorum inquisitionis haereticae pravitatis neederlandicae, 5 voll., Gand, 1889.
o
Germain, Inventaire inédit concernant les Archives de l’Inquisition de Carcassonne, Montpellier, 1856.

Ed altre centinai di pagine che se vuoi ti mando.

Il Timone é una rivista che si occupa di apologetica cattolica.

All´Universitá avevo un professore molto bravo, che ci diceva: quando fate storia non dovete avere in testa nessuna conclusione che volete dimostrare prima di iniziare.

L´ apologetica quella parte della teologia che ha lo scopo di verificare e difendere razionalmente la credibilità della fede dimostrando l'origine divina della Rivelazione cristiana. Quindi é viziata fin dal principio.


Non si impara la storia della chiesa leggendo Il Timone e tantomeno leggendo Odifreddi.

Altrimenti si diventa come quegli americani che pensano di sapere tutto sull´arte italiano solo perché hanno letto un paio di libri di Dan Brown e non hanno mai sfogliato una pagina del Vasari.

Ivo, pensa quello che vuoi, leggi quello che vuoi e credi á quello che vuoi.
Non é un problema mio, io ho cercato di confutare le panzate che hai scritto.

Ma visto che le tue argomentazioni sono sterili e non argomentate frasi del tipo :
Sei solo il frutto della nostra scuolaccia italiana e dell'insegnamento di docenti vetero-marxisti o Caro Cantigalli non hai ragione su nulla e via dicendo.

Visto il fatto che la conversazione é diventata sterile, questo é il mio ultimo post.

Saprai anche la bibbia a memoria e andrai a messa tutte le Domeniche, ma sei un intollerante.

E sei ben lontano da essere un cattolico.

Interrogati
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Caro Cantigalli, mi piacciono le citazioni che fai e ti considero un interlocutore interessante.
Potremmo ad esempio parlare di un'altra delle leggende nere che gettano fango su papato e Chiesa medievale, quella del fatto che mentre i Nostri costruivano cattedrali favolose la povera gente moriva di fame. E' bene sapere alcune cose.
Del Medioevo viene spesso trasmessa un’idea sbagliata anche per quanto riguarda il problema della povertà. Studi recenti stanno smentendo l’immagine di un Medioevo gravato dalla miseria e da una fame diffusa e invincibile. Come sempre, la realtà è più sfumata e sembra proprio che la fame più atroce sia iniziata con l’età moderna. Anche se non va idealizzato, il lunghissimo periodo medievale è, per molti versi, simile alla nostra epoca per quanto riguarda l’intensità della felicità e dell’infelicità, della miseria e della ricchezza. Ciò che è profondamente cambiato è la mentalità nostra che ci fa apparire intollerabile o miserabile ciò che un tempo era accettato. Purtroppo non abbiamo la controprova, e non potremo mai sapere cosa avrebbe pensato un uomo medievale degli stili di vita moderni. Probabilmente li avrebbe considerati intollerabili e disperati.
Nel Medioevo, lo stato di bisogno era causato principalmente dalle guerre, dalle epidemie, dal tempo inclemente e dalla malattia. Artigiani a contadini che dipendevano dal lavoro delle proprie braccia cadevano velocemente nella povertà se impossibilitati a lavorare per cattiva salute. Non a caso, le parole “povero”, “indigente” (il povero che non ha da mangiare e vive solo di assistenza) e “ammalato” divennero quasi sinonimi. Anche la contrazione di debiti, soprattutto con gli usurai, facevano precipitare in una povertà dalla quale era difficile risollevarsi. Altre categorie di persone esposte alla fame erano le vedove, gli orfani, i prigionieri di guerra, i ciechi.
Come fu affrontata la piaga della povertà in quei secoli? Con la carità, l’estremo rimedio, necessario vista l’impossibilità, purtroppo, di creare una condizione di vita equa per tutti. Un rimedio estremo, è vero, ma allora parte di un quotidiano esercizio della misericordia, profondamente sentito. Si percepiva di far parte di un’unica comunità nella quale tutti dipendevano da tutti gli altri. Pur tra mille contraddizioni, l’atteggiamento verso i bisognosi era ispirato dall’amore che è parte integrante del messaggio cristiano. Gesù aveva detto «Date da bere agli assetati, date da mangiare agli affamati», ricordando che chiunque avesse aiutato gli ultimi avrebbe aiutato Lui.
Col crollo dell’impero romano era scomparsa anche l’organizzazione civile che aveva consentito, per secoli, la sopravvivenza del più sfortunati. Fu allora che le istituzioni della Chiesa, come i vescovati, si presero in carico questo delicato aspetto della vita sociale. Nel VI secolo, san Benedetto creò il monachesimo che per secoli sarebbe stato un sicuro rifugio per i bisognosi. I monasteri infatti non erano soltanto isole di preghiera e di cultura ma attivissimi centri economici, che trasformavano il territorio in cui s’installavano. E san Benedetto nella sua “Regola”, guida di tutti i benedettini, aveva prescritto che l’eccesso della produzione alimentare derivante dal lavoro del monaci fosse donato ai poveri e agli indigenti. Era previsto anche che un terzo di quanto i monaci ricevevano, in dono o eredità, fosse speso allo stesso modo. Alle porte dei monasteri, dunque, i poveri avevano la certezza di trovare sempre da mangiare e anche un ricovero per i periodi più freddi. A partire dall’anno Mille furono creati gli ostelli (“hospitales”), ricoveri organizzati per aiutare i poveri, gli ammalati e i pellegrini.
Alla fine del XII secolo si verificarono ripetute, gravi crisi alimentari, che aumentarono ovunque la massa del poveri, e in alcune zone il pauperismo divenne un grave problema. Nelle città, sempre più grandi, si formarono masse di mendicanti. Fu allora che san Francesco creò un nuovo tipo di vita religiosa, quello degli Ordini Mendicanti, i cui frati si facevano poveri tra i poveri dandosi come scopo, oltre alla predicazione, anche l’aiuto ai bisognosi e agli ammalati. Non a caso, i conventi venivano costruiti all’interno della città, a differenza del monasteri che sorgevano per lo più in luoghi isolati. Fu anche grazie all’opera dei frati e al loro influsso sui ricchi, i potenti, i nobili se il secolo XIII è ricordato come un’oasi di relativa tranquillità per i poveri anche se nemmeno allora mancarono gravi crisi. La situazione peggiorò nuovamente nella prima metà del XIV secolo, a causa di una serie di disastri meteorologici e d’inverni freddi. Alla metà del secolo si ebbe un nuovo alleviamento della povertà, ma soltanto perché la Peste Nera aveva ucciso un terzo degli europei, liberando molte risorse per quelli che erano sopravvissuti.
Ma lo sforzo di alleviare le condizioni degli affamati investiva tutta la società cristiana dell’epoca. Le parrocchie, i re, i principi, i papi e i vescovi esercitavano tutti l’elemosina con modalità diverse, offrendo soccorsi in denaro o in natura (pane, lardo, abiti). In quasi tutti i centri abitati, piccoli e grandi, si formarono confraternite religiose composte da laici e religiosi che avevano lo scopo di regolare la devozione ma anche di aiutare i poveri e gli ammalati. Le confraternite (che assumevano nomi e caratteristiche differenti nelle diverse nazioni) erano legate al clero diocesano, al vescovo, alle chiese e ai santuari. Il loro ruolo è stato importantissimo per alleviare le condizioni di chi aveva fame o non aveva una casa. Esse offrivano sicurezza anche ai loro associati. In caso di malattia o bisogno, i confratelli erano obbligati all’aiuto: pagavano i debiti, i conti del medico, provvedevano al sostentamento della famiglia caduta in miseria. In molti casi, organizzarono dei veri e propri ostelli, e non era infrequente che poveri aiutati in questo modo riuscissero a risollevarsi dal loro stato.
Insomma, a fronte di una situazione tanto grave e dolorosa si cercava di porre un rimedio vedendo negli altri il “prossimo”. La carità comunque era un dovere del cristiano, continuamente ricordato dal predicatore e dal confessore. Il nobile, il ricco, il mercante di successo si consideravano in obbligo verso la Provvidenza e l’avaro, che non faceva elemosina, era circondato dal disprezzo. Pur non esistendo un’organizzazione statale cosi come la conosciamo oggi, grazie al sentimento religioso, alla carità che si faceva misericordia, fu creata una rete di aiuto fondata sul dovere cristiano del soccorso al più debole e sul sincero desiderio di aiutare i fratelli in Cristo.
Secondo gli storici, il periodo peggiore per i poveri giunge all’inizio dell’età moderna nel secolo XVI. La Riforma protestante non attribuirà alcun valore meritorio alle opere di carità e di conseguenza saranno soprattutto i poveri degli Stati protestanti a trovarsi più esposti alle ricorrenti carestie, alla fame, alla solitudine della miseria, privi ormai della protezione accordata da monasteri, conventi, parrocchie e confraternite. I poveri furono colpevolizzati, e la povertà fu giudicata un segno della mancanza della grazia di Dio. Di una cosa possiamo essere certi: gli indigenti c’erano nel Medioevo ma esistono anche ai nostri giorni. Siamo sicuri che i nostri progenitori abbiano affrontato lo scandalo della miseria peggio di noi oggi?
«Facciamo fatica oggi a immaginare una società senza ospedali, senza ospizi, senza assistenza pubblica e, genericamente, senza quel che si è deciso dl chiamare, ai giorni nostri, la sicurezza sociale. E tuttavia, senza la presenza e l’azione caritatevole della Chiesa e, più in particolare, degli ordini religiosi, la società medievale sarebbe stata proprio così».
(Leo Moulin in La civiltà del monasteri, Jaca Book, Milano 1998).

Un abbraccio

Ivo
 

cantigalli

Utente
29 Novembre 2007
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Grazie per l´abbraccio.

Stiamo rischiando di fare come quelli che si menano e poi dopo un ora finiscono per diventare migliori amici a bere birra la bancone del bar.

Quindi ricambio[:D][:D][:D]
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
2,222
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Citazione:Messaggio inserito da cantigalli
Grazie per l´abbraccio.

Stiamo rischiando di fare come quelli che si menano e poi dopo un ora finiscono per diventare migliori amici a bere birra la bancone del bar.

Quindi ricambio[:D][:D][:D]


Anche più di una birra al bancone del bar.

ehehe

[:p]
 

chopin

Utente
10 Luglio 2003
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265
Quanto odio verso il Papa e la religione cattolica , dietro questi attacchi si nasconde ben altro.. La volontà di allontanare l'uomo dal bene , dall'amore e da Dio così facendo non si fa altro che il gioco del male !! Altro che marxismo..

[:)][:)]

Ciao Chopin
 

zooey

Utente
11 Luglio 2006
642
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Citazione:Messaggio inserito da Yankee
Perchè il classico discorso che fa un politico all'apertura dell'anno accademico
è inerente all'università? E tantissime volte è un politico che apre l'anno (intendo
nelle università in generale, non solo alla sapienza).



Ma Yankee, i politici che sono intervenuti coprono cariche istituzionali, non erano politici presi a buffo.
Venivano come rappresentanti del Comune di Roma e del Ministero dell'Università, non per propaganda politica (questo in teoria). Il Papa resta il rappresentante di una istituzione religiosa, oltre che temporale. Non che non sia interessante ciò che avrebbe da dire.
Non sono cattolico, comunque come molti altri troverei interessante una lezione tenuta anche da questo Papa, ma fuori dal contesto dell'inaugurazione di un'istituzione statale e pubblica.
L'irresponsabile è stato il Rettore.