Un'intervento sul crown è profondamente diverso da un intervento concentrato sul frontale.
Il crown è sicuramente una zona più delicata rispetto al frontale e sono pochi i candidati ideali per un intervento in questa zona. Perchè?
Il crown, che sia diradato, glabro o miniaturizzato, ha sempre un grande rischio: quello di aprirsi, con il tempo, da ogni lato. Esso può infatti allargarsi in modo concentrico, può recedere all'indietro, può andare in avanti, insomma può peggiorare in diversi modi. E' quindi importante valutare razionalmente l'età della persona, il pattern di calvizie, il fatto se si seguono o meno cure anticalvizie (Propecia specialmente) prima di decidere se è una buona idea o meno intervenire in questa zona. Non sempre è poi facile prevedere il potenziale evolutivo della calvizie e questo porta direttamente alla questione della “gestione dell’area donatrice” e a come il trapianto viene progettato per mantenere risorse valide per il futuro. Intervenendo infatti su un crown potenzialmente instabile o non ben definito, potrebbe essere alto il rischio di trovarsi, col passare degli anni, soltanto con un isoletta al centro e nulla intorno a causa della calvizie. E non è detto che poi l’individuo abbia la donor sufficiente per continuare il lavoro, o il tempo/soldi per affrontare un nuovo intervento. Tutto ciò ovviamente va tenuto in considerazione ed evitato possibilmente.
Inoltre il crown può richiedere un numero molto elevato di grafts per una buona copertura, a causa della sua natura a spirale. E’ per questo motivo principale che si tende a iniziare dal front, recedendo all'indietro, per non utilizzare la maggior parte delle risorse soltanto per coprire un crown. Se invece si cominciasse dal crown, si rischierebbero di usare troppe risorse soltanto per questa zona, limitando la possibilità di infoltire zone più vitali come l'hairline. A quel punto il paziente sarebbe costretto a rinfoltire il crown nuovamente ma, ancora, il crown richiede potenzialmente un numero molto elevato di grafts, in quanto si tratta di andare a costruire cerchi concentrici, uno dentro l'altro (il che richiede circa 3 volte il numero di graft per coprire un'altra qualsiasi zona non a spirale). E di nuovo, il rischio è quello di dedicare primaria importanza soltanto al crown, ma lasciando poche o insufficienti grafts per altre regioni come il mid ma soprattutto l'hairline. Si capisce quindi che se si interviene a situazione stabile e definita, si ha una visione più globale e si imposta la costruzione del crown in maniera differente, cosa che non può avvenire per un crown ancora instabile o non ben definito.
Una differenza tecnica tra interventi sull’hair line e interventi sul crown è appunto la creazione della spirale tipica del crown, con i capelli che seguono varie direzioni partendo da uno stesso punto centrale. Questa è di per sé un abilità tecnica difficile da conseguire e non tutti i chirurghi sono capaci a raggiungere risultati naturali e curati. Inseguendo la spirale bisogna fare anche attenzione a distribuire bene la densità tramite le incisioni tenendo al tempo stesso, come detto, un controllo sulla fruibilità dell’area donatrice.