laser terapia (LLLT)

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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415
i laser sembrano ok (anche se non specificano la provenienza e se sono garantiti)
se hai un problema molto localizzato potresti anche provare,
con le spazzole non hai abbastanza copertura quindi bisogna tenere la spazzola fissa su ogni zona agata (non spazzolare)
ci vuole quindi tempo e costanza,

irraggiare una zona X con 20 diodi o con 300 non è la stessa cosa,
è necessario più tempo.
dai test che ho fatto con 15 led fissi ci voleva un'ora per raggiungere 1joule al cm quadrato,
che é la soglia minima perchè sia efficace(l ideale sono 3-5 joule)

verifica che abbiano la lente rimossa,
facci sapere[8D]
 

cerci11

Utente
24 Aprile 2013
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15
non ho un problema localizzato , ho un pò di stempiatura ma il vertex intatto.
Il mio maggior problema è che con il passare degli anni a causa dello stress e di alcuni problemi di salute i miei capelli si sono assottigliati tantissimo perdendo qualità,consistenza e volume.
Per questo ritengo di poter essere il soggetto ideale per questo tipo di terapia .
Passerei la spazzola su pressochè tutta la testa (fronte,vertez,lati,capo) proprio per migliorare la mia qualità capillare

Non ho pretese di ricrescita ma solo di miglioramento qualitativo e proprio perchè non ritengo di avere un grosso problema non vorrei spendere 1000 euro per un superlaser .

Ps: Che intendi con lente rimossa?
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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Cerci11 ha scritto:
non ho un problema localizzato , ho un pò di stempiatura ma il vertex intatto.
Il mio maggior problema è che con il passare degli anni a causa dello stress e di alcuni problemi di salute i miei capelli si sono assottigliati tantissimo perdendo qualità,consistenza e volume.
Per questo ritengo di poter essere il soggetto ideale per questo tipo di terapia .
Passerei la spazzola su pressochè tutta la testa (fronte,vertez,lati,capo) proprio per migliorare la mia qualità capillare

Non ho pretese di ricrescita ma solo di miglioramento qualitativo e proprio perchè non ritengo di avere un grosso problema non vorrei spendere 1000 euro per un superlaser .

Ps: Che intendi con lente rimossa?



si se hai miniaturizzati sei il candidato ideale[8D]
dovrai peró tenere la spazzola fissa su ogni zona per il tempo necessario,
non devi muoverla,
per la lente rimossa leggi sopra, in pratica se il laser ha la lente rimossa la luce è
diffusa e quindi ti da più copertura senza che la potenza si riduca più di tanto.
 

proxy

Amministratore
Staff
12 Febbraio 2003
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Se la zona da trattare e' ridotta come appunto la zona frontale,la spazzola basta e avanza
Passa la spazzola laser sui capelli per 10-15 minuti, lasciandola agire sul punto per 10 secondi, quindi spostarsi di 1-2 cm. e ripetere l'operazione.
Effettua questa procedura 3 volte a settimana,con molta costanza,possibilmente con la cute pulita.
Metti in conto la costanza,perche'se lo fai per una-due settimane e poi ti stanchi,lascia proprio perdere[;)]
 

proxy

Amministratore
Staff
12 Febbraio 2003
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Per esperienza personale con questa procedura ho avuto risultati.
Sai benissimo che e' impraticabile un tempo maggiore con una spazzola[;)]
Ovvio con un casco avrai risultati maggiori,in quanto te lo puoi tenere anche 30 minuti in testa.
Per il trattamento delle sole tempie,il casco mi sempre un'esagerazione
 

johnmalko

Utente
29 Gennaio 2012
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Anche io sarei interessato solo per la zona frontale (non solo tempie ma tutto il frontale). Perchè non facciamo un casco solo per il frontale? Avrà meno diodi e costerà di meno.
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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il problema è proprio la scomodità di utilizzo e per uguagliare altri strumenti più potenti dovremmo utilizzarle per tempi molto prolungati.

il calcolo matematico mi dice che con 20minuti a 15 diodi su una superficie di 5cm quadrati si raggiungono 0,5 joul/cm,
l energia minima considerata negli studi è di 1 joule (le lampade professionali e i caschi da 200 diodi arrivano fino a 5joule con un'esposizione di 20minuti)
detto questo non nego si possano avere risultati anche con la spazzola,
ma certamente le probabilità di successo sono molto ridotte.
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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johnmalko ha scritto:
Anche io sarei interessato solo per la zona frontale (non solo tempie ma tutto il frontale). Perchè non facciamo un casco solo per il frontale? Avrà meno diodi e costerà di meno.


è possibile certo
ne sto realizzando uno con 150 diodi che si concentra sul crown[:D]
 

proxy

Amministratore
Staff
12 Febbraio 2003
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Ecco questa e' gia' un'ottima soluzione[;)]
Sono interessato anchio[;)]
Hai gia' fatto un preventivo di spesa?
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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lo sto facendo per un amico,
ipende da quanto è vasta la zona da trattare,
credo che con 600/700€ si possa fare[:)]
chi è interessato mi faccia sapere
 

johnmalko

Utente
29 Gennaio 2012
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Questo non è il tuo casco?
Sarebbe buono in quanto si può spostare la zona e coprire frontale e vertex secondo necessità. Per il frontale però che tipo di leakage (perdita) di luce c'è? Bisogna proteggere gli occhi...

Vi posto questo studio del SIRTI, postato da qualcuno qualche pagina fa. Dice che Una lunghezza d’onda che determina il pro- cesso di fotobiomodulazione è la gamma com- presa tra gli 820 e i 980 nm ed è definita “Finestra di Fotobiomodulazione”

Per cui i 650nm usati dal tuo casco saranno efficaci?



Nessuna forma di vita è possibile senza la luce: i processi biologici che si innescano dopo fotoesposizione sono molteplici e coin- volgono i mitocondri. Questi organuli intraci- toplasmatici contengono, a livello delle creste mitocondriali, gli enzimi per lo svolgimento di molteplici funzioni. Fra queste, certamente la più importante è la produzione di energia: il mitocondrio è la centrale energetica della cellula e fornisce il carburante necessario per i processi biologici. All’interno di questi orga- nuli, attraverso il ciclo di Krebs e la fosforila- zione ossidativa, avviene la produzione di energia sotto forma di ATP, che verrà utilizza- to per le sintesi proteiche, di RNA e DNA, per le pompe Na e Ca ecc.
La luce è in grado di stimolare la produzione di energia da parte dei mitocondri: quando la luce investe la superficie cutanea attiva i Citocromi mitocondriali e innesca una reazio- ne fotochimica che incrementa la produzione di ATP nella cellula.
La Fotobiomodulazione, consiste nell’utilizzo di una luce a bassa intensità a scopo terapeu- tico per modulare, incrementandola o ridu- cendola, l’attività delle cellule viventi.
Non tutte le luci sono idonee ad innescare il processo: inoltre ogni recettore cellulare è sti- molato da una luce specifica e sorgenti lumi- nose diverse producono effetti differenti. Una lunghezza d’onda che determina il pro- cesso di fotobiomodulazione è la gamma com- presa tra gli 820 e i 980 nm ed è definita “Finestra di Fotobiomodulazione” (o Finestra
terapeutica ), cioè quella frazione dello spet- tro luminoso in grado di influenzare positiva- mente il metabolismo cellulare dei nostri tes- suti.
Queste onde luminose trasferiscono al tessuto irraggiato energia che esso utilizza per miglio- rare le proprie funzioni metaboliche. In parti- colare attiva il sistema di trasporto degli elet- troni nei mitocondri, la citocromo C ossidasi, con produzione di ATP.
Quando la luce viene assorbita dagli enzimi mitocondriali, viene convertita in energia elettrochimica che determina un aumento della concentrazione di ioni Ca nel citopla- sma. Si verificano cambiamenti transitori nella concentrazione di Ca++ citoplasmatico che possono innescare le mitosi cellulari (Lubart et Al).
La luce attiva tutta la popolazione cellulare della cute: i fibroblasti (con produzione di col- lagene di tipo I), i miofibroblasti, i mastociti, i neutrofili, i cheratinociti, le cellule T, le cel- lule endoteliali.
Attiva anche le cellule infiammatorie: masto- citi, neutrofili, macrofagi con produzione di fattori trofici, analogamente a quanto si veri- fica nella guarigione delle ferite. Inoltre determina una riduzione delle metallo protei- nasi.
La fotomodulazione stimola anche la produ- zione di numerosi mediatori e citochine, riportati qui sotto:
- Vascular endothelial Growth Factor ( VEGF) - Transforming growth factor-beta (TGF-beta) - Keratinocite growth factor ( KGF)
- Platelet-derived growth factor (PDGF)
- Fibroblast growth factor ( FGF 7-12)
- Interleuchine ( IL -1, IL -2,IL -6 IL -10)
- Macrophage inflammatory protein-2 (MIP-2) - Metalloprotease 1- 2 -9
- ROS
- Nitric Oxide (NO)
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Società Italiana di Tricologia
- TNF-alfa
- Alpha reductase
Le fonti più idonee per la fotobiomodulazio- ne sono luci LED (Light Emitting Diode); in alcune tecnologie vengono abbinate a sorgen- ti LASER (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) a bassa intensità.
I primi sono emettitori monocromatici che convertono il potenziale elettrico in fotoni di luce. La luce emessa è coerente e monocroma- tica, non collimata: non danneggia i tessuti ma stimola una risposta biologica. La fre- quenza dell’impulso è caratteristica del mate- riale semiconduttore utilizzato per quel LED (gallio, arsenico, fosforo ecc).
Le sorgenti LASER a bassa intensità emetto- no un fascio di luce coerente e monocromati- ca, collimata; la modalità di emissione è con- tinua con duty cicle breve.
La Fotobiostimolazione presenta numerosi effetti biologici: migliora la circolazione san- guigna e linfatica grazie all’azione sulle cellu- le endoteliali; determina vasodilatazione ater- mica; ha azione antiedemigena (favorisce il riassorbimento dei liquidi interstiziali in eccesso, riequilibrando la membrana cellula- re); detossica i tessuti; stimola i fibroblasti; normalizza la produzione di fibre reticolari di collagene e di elastina; riduce le metallo-pro-
teinasi della matrice (stimolate dalle R UV); incrementa le difese immunitarie, fornendo energia supplementare facilmente utilizzabi- le; infine ha azione antalgica ed analgesica. Recentemente è stata dimostrata un’altra fun- zione della fotobiomodulazione: l’applicazio- ne di una luce attiva i Citocromi P27 che sono deputati alla captazione di sostanze fotosensibili veicolate nello spazio intramem- branale. I LED possono così veicolare princi- pi attivi, adeguatamente formulati, capaci di stimolare la produzione di fibre collagene e matrice extracellulare, e sostanze ad azione antiradicalica.
La fotobiomodulazione trova quindi le seguenti indicazioni:
- Ringiovanimento cutaneo del volto-decolletè - Inestetismi cutanei: acne, smagliature, cica- trici, macchie
- Trattamento degli arti inferiori: Drenaggio, PEFS
- In vulnologia per favorire la Riparazione tis- sutale
- In Tricologia per il trattamento di:
Alopecia Areata
Alopecia Androgenetica
Alopecie Cicatriziali
In associazione ad auto trapianti e a PRP
Giornale Italiano di Tricologia
#65532;#65532;#65532;#65532;20
#65532;
Aprile 2012 - N° 28 -
Giornale Italiano di Tricologia
#65532;#65532;#65532;Perchè utilizzare la fotobiomodulazione nelle alopecie?
Questa metodica è in grado di incrementare lo sviluppo delle unità pilari grazie alla:
- Produzione di Fattori di crescita
- Innesco delle mitosi cellulari (> Ca++) - Attivazione delle cellule totipotenti
- Miglioramento del microcircolo
- Azione immunomodulante
Nel nostro studio abbiamo utilizzato un appa- recchio dotato di due sorgenti LED con spet- tro 820-880 nm (valore medio 850) e con spet- tro 900-980 nm (valore medio 930) e di una sorgente LASER a bassa intensità con lun- ghezza d’onda di 905 nm (I-light Med, Keratrade).
I pazienti che sono stati reclutati per questo
studio preliminare erano due maschi e due femmine affetti da AGA stabilizzata, in tera- pia da oltre 2 anni, un soggetto con A. Areata recidivante e due donne con A. Cicatriziale (lichen ).
Il trattamento è consistito in una prima fase di irraggiamento della durata di 10 minuti, seguita da una seconda fase di veicolazione, che consiste nell’applicazione di una soluzio- ne contenente Serenoa Repens e successivo irraggiamento per un tempo inferiore (3 minuti).
I trattamenti sono stati effettuati a cadenza settimanale per un totale di 10 sedute: uno dei due pazienti con AGA ha potuto effettua- re solo 5 sedute in media ogni 3-4 settimane. I risultati a 5 mesi di distanza hanno eviden- ziato nei soggetti con AGA, sia maschi che femmine un notevole incremento delle unità
21
Società Italiana di Tricologia
follicolari con aumento dei diametri, evidenti anche alla dermatoscopia (vedi figg. 1a, 1b, 2 a, 2b, 3a, 3b).
ni stagionali o di fototipo, la non invasività, la semplicità. Non si hanno danni tissutali né tempi di recupero: infatti le energie sono pic-
Giornale Italiano di Tricologia
#65532;Il soggetto con AA recidivante ha presentato un’iniziale ricrescita di numerosi capelli, che tuttavia dopo circa 2 mesi sono andati perdu- ti, analogamente a quanto già verificatosi nei precedenti episodi.
Le pazienti con A. Cicatriziale da lichen hanno presentato arresto della caduta e ridu- zione del prurito.
I risultati preliminari, pur nella estrema esi- guità della casistica, sono incoraggianti: si è assistito comunque ad un evento favorevole, sia in termini di ricrescita che di riduzione della sintomatologia soggettiva e della caduta. I vantaggi della metodica sono rappresentati dalla assenza di effetti collaterali, di limitazio-
cole e l’emissione è intermittente.
La fotobiomodulazione è semplice, probabil- mente efficace, non invasiva e può essere abbinata ad altre metodiche; non produce dolore né calore, consente un’ampia zona di trattamento e può essere annoverata fra le Tecnologie non ablative di foto ringiovani- mento.
D’altro canto i protocolli sono ancora da defi- nire e la materia è tuttora in fase di studio. I risultati preliminari incoraggianti, supportati da una ricca letteratura, stimolano a prosegui- re nella ricerca e ad ampliare il ventaglio dei campi di applicazione di questa metodica.
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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johnmalko ha scritto:
Questo non è il tuo casco?
Sarebbe buono in quanto si può spostare la zona e coprire frontale e vertex secondo necessità. Per il frontale però che tipo di leakage (perdita) di luce c'è? Bisogna proteggere gli occhi...

Vi posto questo studio del SIRTI, postato da qualcuno qualche pagina fa. Dice che Una lunghezza d’onda che determina il pro- cesso di fotobiomodulazione è la gamma com- presa tra gli 820 e i 980 nm ed è definita “Finestra di Fotobiomodulazione”

Per cui i 650nm usati dal tuo casco saranno efficaci?




il mio casco copre tutto il cranio,
poi a seconda delle zone agate si può valutare dove insierire i dioidi,
quello in foto non l ho realizzato perchè per me che ho diradamento diffuso dovrei oientarlo su 3 zone diverse dedicando quindi 60minuti...per me decisamente troppo.

per quel che riguarda la lunghezza d'onda ti confermo 650nm utilizzata in tutti gli studi e negli strumenti professionali,
non andrei oltre improvvisando sperimentazioni
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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Saragat ha scritto:
Ragazzi vi confermo l'arrivo del casco assemblatomi da Noel!
inizio stasera e vi terrò aggiornati!


vai saragat adesso devi usarlo mi raccomando[:D]
facci sapere[8D]
 

johnmalko

Utente
29 Gennaio 2012
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In quello studio che ho postato, il quale a sua volta cita altri studi, utilizzano 850nm...
Il tizio che ha postato quel casco ha postato anche gli schemi per caso o lo vende? Sapresti realizzare un meccanismo del genere?
Aspettiamo foto più dettagliate :)
 

noel830

Utente
25 Aprile 2011
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comprendo benissimo l esigenza di risparmiare,
preferisco peró non realizzare dispositivi con meno di 200 diodi. questo perchè credo non funzionino,
ho passato mesi a documentarmi e dispositivi improvvisati o con poca potenza non portano risultati significativi.
in questo forum vorrei che venga testato un casco che possa funzionare per il maggior numero di persone possibili.
caschi con 100 diodi, spazzole etc. non voglio che si faccia di tutta l erba un fascio,
quindi preferisco che vengano testati caschi con le migliori specifiche e realizzati per avere uno strumento professionale in casa.
(poi ognuno è libero di spendere i propri soldi come preferisce[:D] )