http://www.riflessioni.it/forum/storia/12583-il-crollo-del-comunismo-20-anni-dopo-fu-vera-gloria.html
Ho trovato su questo forum un articolo / intervento molto interessante, a voi la parola....
http://www.riflessioni.it/forum/storia/12583-il-crollo-del-comunismo-20-anni-dopo-fu-vera-gloria.html
Il crollo del comunismo 20 anni dopo: fu vera gloria?
Tra il 1989 e il 1991 si consumava il destino dei regimi comunisti dell’est europeo. Un sistema irriformabile, che poteva sopravvivere solo chiuso in se stesso in perfetto isolamento dal mondo, crollava come un castello di carte alla prima timida apertura delle frontiere.
Chiediamoci oggi, a distanza di ormai 20 anni, cosa è davvero cambiato e se fu un affare per le popolazioni sia dell’est che dell’ovest.
Ricordiamoci, in primo luogo, che siamo alla fine degli anni ’80. Il comunismo sovietico è un fenomeno essenzialmente europeo. Ovvio che i due termini di paragone fossero l’ovest e l’est europei. Entrambi usciti distrutti dalla seconda guerra mondiale, si presentavano ben diversi ad un osservatore neutrale. Ad ovest stabilità politica, prosperità economica generalizzata, prospettive di miglioramento crescente del benessere, servizi pubblici adeguati, assistenza a chiunque ne avesse bisogno. Si può forse dire che mai nessuno al mondo ha vissuto così bene come il cittadino dell’Europa dell’ovest degli anni ’80. Nel 1989 si respirava un clima sereno, di estrema libertà: in più l’Europa si tirava ancora dietro i valori tradizionali comunitari non ancora messi in discussione. Insomma, un miscuglio attraente tra modernità e tradizione.
All’est europeo, invece, vigeva un’atmosfera estremamente cupa, quasi depressogena, e una mancanza di merci mortificante per un sistema che puntava tutto sul materialismo. I cittadini dei paesi comunisti potevano sospettare questo divario nelle condizioni materiali: dopo le prime aperture della glasnost ne ebbero la certezza. E probabilmente cominciarono a maledire gli anni persi sotto il comunismo. In effetti non c’era nessun divario culturale tale da giustificare il ritardo dell’est nei confronti dell’ovest.
Io premo molto nel considerare questi aspetti psicologici come fondamentali nel processo di crollo dei regimi comunisti. Tanto la classe dirigente quanto la popolazione non potevano che valutarli negativamente. Mi verrebbe da dire che poté più l’invidia sociale che non la mancanza di libertà. Anzi, quest’aspetto è stato troppo considerato per motivi emine
Ho trovato su questo forum un articolo / intervento molto interessante, a voi la parola....
http://www.riflessioni.it/forum/storia/12583-il-crollo-del-comunismo-20-anni-dopo-fu-vera-gloria.html
Il crollo del comunismo 20 anni dopo: fu vera gloria?
Tra il 1989 e il 1991 si consumava il destino dei regimi comunisti dell’est europeo. Un sistema irriformabile, che poteva sopravvivere solo chiuso in se stesso in perfetto isolamento dal mondo, crollava come un castello di carte alla prima timida apertura delle frontiere.
Chiediamoci oggi, a distanza di ormai 20 anni, cosa è davvero cambiato e se fu un affare per le popolazioni sia dell’est che dell’ovest.
Ricordiamoci, in primo luogo, che siamo alla fine degli anni ’80. Il comunismo sovietico è un fenomeno essenzialmente europeo. Ovvio che i due termini di paragone fossero l’ovest e l’est europei. Entrambi usciti distrutti dalla seconda guerra mondiale, si presentavano ben diversi ad un osservatore neutrale. Ad ovest stabilità politica, prosperità economica generalizzata, prospettive di miglioramento crescente del benessere, servizi pubblici adeguati, assistenza a chiunque ne avesse bisogno. Si può forse dire che mai nessuno al mondo ha vissuto così bene come il cittadino dell’Europa dell’ovest degli anni ’80. Nel 1989 si respirava un clima sereno, di estrema libertà: in più l’Europa si tirava ancora dietro i valori tradizionali comunitari non ancora messi in discussione. Insomma, un miscuglio attraente tra modernità e tradizione.
All’est europeo, invece, vigeva un’atmosfera estremamente cupa, quasi depressogena, e una mancanza di merci mortificante per un sistema che puntava tutto sul materialismo. I cittadini dei paesi comunisti potevano sospettare questo divario nelle condizioni materiali: dopo le prime aperture della glasnost ne ebbero la certezza. E probabilmente cominciarono a maledire gli anni persi sotto il comunismo. In effetti non c’era nessun divario culturale tale da giustificare il ritardo dell’est nei confronti dell’ovest.
Io premo molto nel considerare questi aspetti psicologici come fondamentali nel processo di crollo dei regimi comunisti. Tanto la classe dirigente quanto la popolazione non potevano che valutarli negativamente. Mi verrebbe da dire che poté più l’invidia sociale che non la mancanza di libertà. Anzi, quest’aspetto è stato troppo considerato per motivi emine