Aperte le VELTRONIADI 2007 ! ! ! Gara di ovvietà

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Guardate credo che la materia di cui trattiamo sia davvero molto bella e appassioni per l'importanza che riveste.Io dico proviamo ad avvicinarci senza pregiudizi e magari cercando i dati
al di là di situazioni effettive a carico di alcune categorie che sicuramente appaiono e sono odiose per me quanto per voi.


vi riporto un articolo piuttosto nel merito della questione, sempre del giuslavorista di sinistra Pietro Ichino:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/18/Le_leggende_sulla_Biagi.shtml

Il lavoro precario è fermo dal 2001
Le leggende sulla Biagi
di
Pietro Ichino


Le modifiche alla legge Biagi annunciate dal ministro del Lavoro sono quelle indicate fin dall' anno scorso nel programma elettorale dell'Unione come necessarie per la lotta contro il lavoro precario: abolizione del lavoro a chiamata, o job on call, e dello staff leasing. Il ministro però farebbe bene a rispondere in modo preciso e pertinente alle obiezioni che da più parti, e anche dall'interno dello schieramento di centro-sinistra, sono state mosse contro questo punto del programma.

Quanto al job on call, si tratta in sostanza dei contratti a termine di brevissima durata, che sono sempre esistiti: sono quelli del cameriere ingaggiato a giornata per un banchetto, o della hostess per un congresso;

la legge Biagi non aveva fatto altro che dettare alcune norme più rigorose per questi casi, rispetto al vuoto normativo precedente. Ora, il governo intende abrogare queste norme per tornare alla libertà totale che vigeva prima? Oppure intende vietare l'ingaggio del cameriere per un banchetto o della hostess per un congresso?

Quanto allo staff leasing, tutti ormai sanno che si tratta di una forma di organizzazione del lavoro che prevede l'assunzione a tempo indeterminato, con una stabilità persino superiore rispetto a quella del rapporto di lavoro ordinario: il lavoratore in staff leasing è protetto contro il licenziamento non soltanto dall' articolo 18 dello Statuto, ma anche dal divieto di licenziamento collettivo. Con questo nuovo tipo di contratto la legge Biagi intendeva offrire, nel settore dei servizi all'impresa ad alta intensità di lavoro (pulizia, facchinaggio, marketing, servizi informatici, ecc.), un rapporto assai più stabile e protetto ai lavoratori che oggi svolgono questi servizi come dipendenti di aziendine appaltatrici, cui sovente l'articolo 18 non si applica e che, quando cessa l'appalto, sono ad alto rischio di perdere il posto. Libero, ovviamente, il governo —al di là delle buone intenzioni del ministro — di preferire i mini-appalti; ma che cosa c'entra l'abolizione dello staff leasing con la lotta al precariato?

Vengono preannunciate anche modifiche restrittive alla disciplina del contratto a termine, che non è contenuta nella legge Biagi, bensì in un decreto legislativo di due anni precedente (n. 368/2001).

Ma non esiste alcuna evidenza di una responsabilità di quel decreto nel fenomeno dell'aumento del lavoro precario. La realtà è che l'aumento del lavoro precario ha incominciato amanifestarsi fin dagli anni 70 ed è continuato ininterrottamente fino alla fine degli anni 90, per poi arrestarsi proprio negli anni della penultima legislatura.

Questo è riconosciuto anche in un libro scritto prevalentemente da sociologi ed economisti di sinistra, di cui il ministro Damiano e il presidente della Commissione lavoro del Senato Tiziano Treu hanno scritto una laudativa prefazione (La «legge Biagi». Anatomia di una riforma, Editori Riuniti, 2006). Qui, in un saggio dell'economista Gianni Principe, si legge: «Se stiamo ai dati Istat sulla diffusione del lavoro a termine, il 2001 non ha segnato nessuna svolta, ma piuttosto un momento di declino»; «inoltre il divario dalla media europea ... appare di una certa consistenza (circa cinque punti in meno), da cui si potrebbe dedurre che abbiano ragione quanti oppongono alle teorie sulla precarizzazione la constatazione rassicurante di una buona capacità di tenuta del nostro sistema di norme a protezione dei lavoratori ».

Stessa musica nel contributo del sociologo Aris Accornero, molto vicino alla Cgil: «un esame più analitico ... non sembra indicare la riforma (legge Biagi n.d.r.) come causa diretta del calo di rapporti stabili emerso nelle previsioni 2005 ... In sintesi: a) è scesa di 1,9 punti la quota di imprese che hanno utilizzato dipendenti a tempo determinato; b) è scesa di 4 punti la quota di imprese che hanno utilizzato lavoratori interinali; c) è crollata di ben 6,8 punti la quota di imprese che hanno utilizzato collaboratori coordinati e continuativi o collaboratori a progetto, ma nei soli settori privati (ovvero: nei soli settori dove la legge Biagi ha avuto applicazione! n.d.r.) ...

In sostanza, sembra che l'avvio della riforma abbia essenzialmente scoraggiato l'estensione ad altre imprese dell'utilizzo di lavoro interinale, e soprattutto di collaborazioni coordinate e continuative». Il ministro Damiano ha letto questo libro quando ne ha scritto la prefazione?

E se ne condivide il contenuto, perché insiste a cercare le cause del lavoro precario nella legislazione del lavoro del periodo 2001-2006, quando tutto sembra confermare che le sue radici affondino semmai nella legislazione del trentennio precedente?
18 giugno 2007
 

klimt

Utente
8 Febbraio 2006
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Citazione:Messaggio inserito da ivobernardini
[
Adesso credo che il diritto del lavoro sia tornato ai tempo dell'800 industriale. I giovani non conoscono le ferie, la maternità, i permessi retribuiti.
NON HANNO PIU' LA MALATTIA

E' la jungla totale.



Questa a prescindere dalle cristallizzazioni ideologiche è esattamente la verità che si può toccare con mano.

Ho letto e recepito il riferimento alla situazione dei call center, ma ciò non toglie che una volta analizzate le legittime opionioni e gli interessanti consigli di chi propone diversificate chiavi di lettura,
...resta il fatto che un lavoratore che entra nel call center di una importante azienda telefonica va a prendere
... 3euro e 50 l'ora!

Più un minimo di bonus se riesce a fare 41 contratti al mese, perchè se ne fa 40 non prende niente di niente! Se ci mettiamo che magari quella persona ha una laurea in giurisprudenza la cosa è davvero grave!

Se ci mettiamo che quell'impiegato è donna ed una volta richiesta la maternità ...viene licenziata in tronco.. la situazione è insostenibile.


 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Citazione:http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/06_Giugno/18/Le_leggende_sulla_Biagi.shtml

Questo è riconosciuto anche in un libro scritto prevalentemente da sociologi ed economisti di sinistra, di cui il ministro Damiano e il presidente della Commissione lavoro del Senato Tiziano Treu hanno scritto una laudativa prefazione (La «legge Biagi». Anatomia di una riforma, Editori Riuniti, 2006). Qui, in un saggio dell'economista Gianni Principe, si legge: «Se stiamo ai dati Istat sulla diffusione del lavoro a termine, il 2001 non ha segnato nessuna svolta, ma piuttosto un momento di declino»; «inoltre il divario dalla media europea ... appare di una certa consistenza (circa cinque punti in meno), da cui si potrebbe dedurre che abbiano ragione quanti oppongono alle teorie sulla precarizzazione la constatazione rassicurante di una buona capacità di tenuta del nostro sistema di norme a protezione dei lavoratori ».

Stessa musica nel contributo del sociologo Aris Accornero, molto vicino alla Cgil: «un esame più analitico ... non sembra indicare la riforma (legge Biagi n.d.r.) come causa diretta del calo di rapporti stabili emerso nelle previsioni 2005 ... In sintesi: a) è scesa di 1,9 punti la quota di imprese che hanno utilizzato dipendenti a tempo determinato; b) è scesa di 4 punti la quota di imprese che hanno utilizzato lavoratori interinali; c) è crollata di ben 6,8 punti la quota di imprese che hanno utilizzato collaboratori coordinati e continuativi o collaboratori a progetto, ma nei soli settori privati (ovvero: nei soli settori dove la legge Biagi ha avuto applicazione! n.d.r.) ...

In sostanza, sembra che l'avvio della riforma (Biagi nda!) abbia essenzialmente scoraggiato l'estensione ad altre imprese dell'utilizzo di lavoro interinale, e soprattutto di collaborazioni coordinate e continuative». Il ministro Damiano ha letto questo libro quando ne ha scritto la prefazione?

E se ne condivide il contenuto, perché insiste a cercare le cause del lavoro precario nella legislazione del lavoro del periodo 2001-2006, quando tutto sembra confermare che le sue radici affondino semmai nella legislazione del trentennio precedente?
18 giugno 2007
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Sai Khil qual'è la cosa più odiosa della controriforma Treu/Biagi? Che, come sempre in Italia, colpisce gli sf***ti e i figli degli sf***ti.

Guarda caso non tocca i professori ordinari e associati delle nostre pletoriche università, i vari Ichino - che pontificano - e per un lavoro netto di 16/18 ore al mese (testuale) si portano a casa uno stipendio di sei volte quello dell'operaio di Mirafiori.

Nemmeno toccano figli, mogli, amanti e parenti dei nostri (poco) onorevoli e ministri i quali, guarda caso, c'hanno tutti i loro sodali sistemati - a tempo indeterminato - al Ministero, negli Enti Locali, alla Banca d'Italia etcetera etcetera.
Ovverossia i giovani figli (degli altri...) si preparino a cambiare lavoro anche venti volte nella vita. Lo disse D'Alema in un famoso discorso del 1997.

Quando il diritto funziona - ovviamente - esso è SEMPRE a favore dei più deboli: i ricchi e potenti il diritto del lavoro se lo preparano da soli, coi loro mezzi; non devono mica andare alla CGIL per protestare contro il 34mo contratto 'job-on-call' attivato a un operaio metalmeccanico che non fa il cameriere ma avvita dei bulloni dalla mattina alla sera.

Tenete anche conto che la macelleria del diritto del lavoro si è fatta nel momento in cui - rispetto ai paesi del G8 - le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori italiani sono DI GRAN LUNGA le più basse di tutti i paesi industrializzati.

Morale della favola: perlomeno nel 1970 con lo Statuto dei Lavoratori le mutande le avevamo... ora ce le hanno levate cosi' possono inchiappettarci meglio.
 

khil

Utente
6 Febbraio 2004
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Su questo nn posso che concordare:togliamo allora quello che di fatto è il divieto di licenziamento per il pubblico impiego e non, come nella socialdemocratica e civilissima Danimarca.Lo stesso Ichino ha proposto un sistema di valutazione dell'operato (produttività) del singolo nella P.A., per il quale è stato preso a palle incatenate, ovviamente dal sindacato, e messo nel mirino dalle nuove BR.

Il giorno in cui miglialia di giovani sotto i 30 anni nn più strumentalizzati con dati falsi da cattivi maestri scendessero in piazza a manifestare contro questo sindacato vergognoso, rivendicando di voler 'condividere' la propria 'precarietà' con tutto l'arco dei lavoratori italiani di qualunque età, questo paese avrà fatto un salto in avanti abnorme.
 

ivobernardini

Utente
20 Agosto 2006
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Citazione:Messaggio inserito da khil
Su questo nn posso che concordare:togliamo allora quello che di fatto è il divieto di licenziamento per il pubblico impiego e non, come nella socialdemocratica e civilissima Danimarca.Lo stesso Ichino ha proposto un sistema di valutazione dell'operato (produttività) del singolo nella P.A., per il quale è stato preso a palle incatenate, ovviamente dal sindacato, e messo nel mirino dalle nuove BR.

Il giorno in cui miglialia di giovani sotto i 30 anni nn più strumentalizzati con dati falsi da cattivi maestri scendessero in piazza a manifestare contro questo sindacato vergognoso, rivendicando di voler 'condividere' la propria 'precarietà' con tutto l'arco dei lavoratori italiani di qualunque età, questo paese avrà fatto un salto in avanti abnorme.


Ti amo [:D][:D][:D]