Tigne, Kèrion, Tigna favosa

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Tigna


Con il termine tigna si intende l’aggressione del capello (o del pelo) da parte di un micete (“fungo”) . La tigna del cuoio capelluto (tìnea càpitis) si presenta con una o più chiazze eritematose, desquamanti, nelle quali i capelli sono spezzati e di aspetto impolverato (spore del fungo).
A seconda del tipo di micete in causa le chiazze potranno essere singole o poco numerose, a limiti netti, rotondeggianti, di diametro fino a 5 cm, con capelli troncati 2-3 mm sopra l’emergenza dal cuoio capelluto (tigna microsporica), oppure più numerose, a limiti indistinti, di disegno irregolare e larghezza non superiore a 1-2 cm, con capelli troncati all’emergenza (punti neri) associati ad altri “superstiti” all’interno della chiazza (tigna tricofitica).

Il contagio può derivare dal contatto con animali domestici (Micròsporum canis…), animali da stalla (Tricòphyton mentagrophytes, Tricòphyton verrucosum…), suolo (Micròsporum gypseum…), altri esseri umani (Micròsporum audouinii, Tricòphyton tonsurans, Tricòphyton violaceum…). La tigna, se ben curata, regredisce e si risolve definitivamente in 4-6 settimane.

Kerion
Nel Kèrion alcuni dermatofiti, ed in particolare i tricofiti zoofili sopra ricordati, determinano perifollicoliti e follicoliti profonde e suppuranti che successivamente si fondono dando origine a chiazze rilevate fortemente eritematose, sormontate da formazioni papulo-nodulari e pustolose dalle quali fuoriesce pus in quantità abbondante in seguito a pressione anche modesta. I capelli che si trovano all’interno delle chiazze vengono inizialmente troncati dal micete e successivamente eliminati definitivamente dal processo suppurativo cicatriziale.

Tigna favosa
La tigna favosa, rara in Italia, è una micosi del cuoio capelluto determinata di solito dal Tricòphyton schonleinii, antropofilo, e, più raramente, dai Tricòphyton quinckeaneum e gallinae. Si presenta con chiazze eritemato squamose perifollicolari centrate da una pustola (abbastanza grande) che successivamente si apre lasciando una patognomonica depressione giallastra a scodellina (scùtulo), di 5-7 mm di diametro, dallo sgradevole odore di “urina di topo”, costituita da ammassi di filamenti miceliali, spore e lamelle cornee disposte in modo concentrico attorno al follicolo. L’esame alla luce di Wood evidenzia una fluorescenza giallo-verdastra.
Gli scutuli possono estendersi in modo centrifugo raggiungendo i 2-3 cm di diametro e confluire poi in ampie masse crostose giallo-verdastre, stratificate e friabili, all’interno delle quali si possono trovare dei capelli assottigliati, opachi, decolorati, “impolverati” e facilmente asportabili.

La terapia è prolungata e, se non effettuata correttamente e precocemente, può non impedire l’evoluzione finale in alopecia cicatriziale (caratteristicamente all’interno delle chiazze permangono ciuffi di capelli superstiti).

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