Studio U.S.A.: Le tinture per capelli a rischio salute

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Come accade per i deodoranti, le tinture per capelli negli ultimi anni sono accusate da alcuni studi Usa di aumentare il rischio di cancro alla vescica, al seno (in questo caso con una parziale smentita) e infine una forma di linfoma. Come sempre si tratta di studi che richiedono conferme.

Nel gennaio 2003 la Beuc, l’associazione europea dei consumatori, che riunisce le principali organizzazioni della Ue invitava le autorità europee a rivolgersi ai consumatori per suggerire un modo per ridurre al minimo il rischio di cancro, in particolare alla vescica dopo i risultati di studi americani secondo i quali nelle donne che fanno uso di coloranti per capelli almeno una volta al mese, per un anno, l’incidenza del tumore della vescica e’ doppia rispetto alla media. Si trattava di un allarme che valeva a maggior ragione per chi si trova ad aver a che fare tutti i giorni con queste sostanze per motivi di lavoro, in questo caso i rischi aumenterebbero di 5 volte tra chi ha lavorato per almeno dieci anni in un negozio di parrucchiere.
Fra questi studi c?è quello pubblicato nel febbraio del 2001 sull’International Journal of Cancer, e condotto a Los Angeles, in California, basato sull’esame di 1514 casi di tumore alla vescica e che raccoglieva informazioni relative all’uso di tinture permanenti in 897 casi. Dopo le correzioni statistiche per il fumo di sigaretta e adottando un gruppo di controllo uguale, individuava un maggior fattore di rischio di 2.1per quelle donne che usavano tinture permanenti almeno una volta al mese, e un rischio fino a 3.3 volte superiore tra coloro che le usavano regolarmente (almeno una volta al mese) da 15 o più anni, rispetto a quelle che non le usavano.
Nel 2002 uno studio italo-statunitense, pubblicato sull’European Journal of Cancer tendeva a tranquillizzare le donne che fanno uso delle tinture, quanto meno per il rischio di tumore al seno. Ricercatori della Yale School of Public Health, in collaborazione con il National Cancer Institute (Bethesda) e l’Istituto Oncologico Europeo di Milano, avevano studiato l’uso di tinture per capelli in 600 donne con tumore al seno e in 600 di controllo. I risultati scagionavano tutte le tinture per capelli, pur evidenziando un rischio minimo per quelle semi-permanenti, comunemente considerate meno tossiche, proprio perché vanno via con lo shampoo, ma che richiedono di solito un uso esclusivo e prolungato e applicazioni frequenti e spesso sono applicate dalla giovane età. Secondo la ricerca non influiscono sul rischio di tumore il colore delle tinture (biondo, rosso, castano), l’abitudine di mescolare tonalità o marche diverse e il motivo per cui vengono utilizzate (cambiare il colore o coprire i capelli bianchi).

Intanto è di questi giorni un nuovo allarme proveniente sempre dagli Usa per le tinture permanenti: secondo uno studio condotto da ricercatori di Yale, aumenterebbero il rischio di contrarre un tipo di linfoma se usate spesso, soprattutto per i colori più scuri. Lo studio su 1300 donne del Connecticut ha mostrato che quelle che hanno cominciato a tingersi i capelli prima del 1980 corrono un rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin, un tumore maligno del sistema linfatico, del 40 per cento superiore alle altre. Il rischio e’ raddoppiato per le donne che hanno usato tinture permanenti, che hanno scelto colori scuri, (nero, rossi e castano) e che si sono colorate i capelli con frequenza superiore alle otto volte all’anno per almeno 25 anni, ha stabilito la ricerca pubblicata sull’American Journal of Epidemiology. ”L’aumento del rischio non si verifica nel caso di uso di tinture non permanenti o per i colori chiari”, ha detto Tongzhang Zheng, lo scienziato di Yale che ha curato la ricerca. Lo studio non ha mostrato una maggiore incidenza di cancro tra le donne che hanno cominciato a colorarsi i capelli dopo il 1980. Alla fine degli anni Settanta si scopri’ che alcuni ingredienti delle tinture erano cancerogeni nei topi e i produttori smisero di utilizzarli. Ma il dottor Zhang ha messo in guardia che e’ troppo presto per giudicare se i nuovi prodotti sono davvero a prova di bomba: i ricercatori non hanno avuto abbastanza tempo per accertare che non ci saranno davvero effetti collaterali.

Come negli altri casi c?è da attendersi, oltre che nuovi studi a conferma dello studio i Yale, le smentite delle associazioni dei produttori di cosmetici come accadde nel 2003 in occasione dello studio sul cancro alla vescica, quando però a ridimensionare l’allarme ci fu anche il centro di ricerche cosmetologiche dell’Universita’ Cattolica di Roma.

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