Novità dalla IV riunione delle società di ricerca sui capelli

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tutti i diritti riservati riproduzione consentita purchè sia citata la fonte "www.calvizie.net"

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La Dr.ssa Tiziana Di Prima ed il Dott. Roberto D’Ovidio ci riassumono quanto di interessante emerso dalla IV riunione delle società di ricerca sui capelli ( IV INTERCONTINENTAL MEETING OF HAIR RESEARCH SOCIETIES)

Dal 17 al 19 giugno c.a. si è svolta a Berlino la più importante riunione scientifica che riguarda in modo esclusivo il ?pelo? nel senso anglosassone del termine, ovvero i capelli ed i peli corporei.

Questo simposio offre l’occasione a tutti i ricercatori e clinici di ogni continente, facenti parte dei vari gruppi di studio sull’argomento, di presentare i loro lavori e di confrontare opinioni ed esperienze.

Un argomento di ricerca particolarmente importante , soprattutto per gli ovvi impieghi terapeutici, riguarda le cellule staminali. Si è dimostrato che anche i follicoli piliferi adulti contengono cellule staminali, ovvero cellule ancora non specializzate, che darebbero la possibilità di ?fabbricare’ in laboratorio dei nuovi follicoli piliferi; questo permetterebbe l’ impianto di follicoli autologhi (propri) senza la necessità di depredarli da altre zone del cuoio capelluto.

Notevoli progressi si sono compiuti sulla comprensione della alopecia  ormono-dipendente; oggi la cute è considerata come un organo ad attività endocrina indipendente a dimostrazione di quanto già notato clinicamente ovvero della coesistenza di patologie del cuoio capelluto chiaramente ormono-dipendenti ( AGA-Alopecia Androgenetica-, FPHL- Female Pattern Hair Loss, Calvizie femminile-) in soggetti con assetto ormonale del tutto normale.

E’ da segnalare come è ormai confermata l’esistenza di un polimorfismo dei geni che codificano per i recettori agli androgeni, ovvero responsabili della variabile suscettibilità dei follicoli piliferi al testosterone e quindi a sviluppare la AGA. Nella FPHL, partendo dal riscontro nelle aree calve di un basso livello di aromatasi, enzima che trasforma gli androgeni in estrogeni è stata confermata la presenza di varianti funzionali dei geni che codificano per questo enzima. In entrambi i casi, si verifica un eccesso di androgeni a livello del follicolo pilifero; ciò si traduce in un effetto di inibizione sui cheratinociti esercitato da una molecola identificata nel TGF- b1.

Altra conoscenza di notevole importanza riguarda quanto emerso dagli studi sul ciclo del pelo, in particolare alla dimostrazione di quanto esso sia strettamente correlato al rimodellamento dei vasi sanguigni che circondano il follicolo condizionato da diversi ?fattori di crescita? tipo VEGF -Vascular Endothelial Growth Factor- prodotti dal follicolo stesso. Tutto ciò suggerisce la possibilità di ?manipolare’ farmacologicamente tanto i fattori di inibizione quanto quelli di crescita come nuovi approcci terapeutici a diverse problematiche del cuoio capelluto.

Nella sessione dedicata alla Alopecia Areata (AA) le problematiche affrontate a nostro giudizio più interessanti per le ricadute in termini terapeutici, sono state:  gli studi genetici condotti nell’ambito di gruppi familiari con più casi di AA con l’intento di identificare i geni correlati alla suscettibilità (ovvero predisposizione) verso questa patologia (A. Cristiano, USA);gli studi che hanno dimostrato come la mancanza  di ?cellule regolatorie’ ovvero deputate al controllo, di tipo inibitorio, verso le cellule (linfociti T) che aggrediscono il follicolo pilifero, provochi su un particolare tipo di cavia da laboratorio, una perdita di pelo tipo AA (K McElwee, Canada), con ruolo più evidente dei linfociti CD8+ nelle forme localizzate e dei CD4+ nelle forme diffuse; gli studi sulle ?neurotrofine’ , famiglia di proteine con funzioni regolatorie anche sul sistema immunitario, alcune delle quali – soprattutto il BDGF – capaci di inibire, almeno nelle cavie, specificatamente quei linfociti T coinvolti nella AA ( V Botchkarev, USA ).

L’obiettivo di queste ricerche, assodato ormai il ruolo determinante dei linfociti T, quindi la natura autoimmunitaria di questa patologia, è quello di capire perché questi linfociti si attivano; dimostrare l’esistenza anche nell’uomo di un danno nei sistemi preposti a ?regolare’ l’attività di questi linfociti significa trovare nuove strategie terapeutiche. Ci permettiamo di segnalare anche il nostro contributo sul riscontro nei pazienti affetti da forme attive di Alopecia Areata  (ma anche di Alopecie Cicatriziali), del Fenomeno di Koebner, un evenienza ben conosciuta dai dermatologi. Tale fenomeno consiste nella comparsa delle suddette dermatosi in sedi soggette a trauma o microtrauma e può essere spiegato attraverso l’attivazione dei mastociti ?cellule importanti nelle infiammazioni, soprattutto allergiche- che, aumentando la permeabilità dei vasi sanguigni, permettono l’arrivo sul bersaglio delle cellule e/o degli anticorpi ?killer?.

Nessuna vera novità in tema di terapia, tranne l’impiego clinico, assolutamente sperimentale al momento, di anticorpi-anti Interferone g su 16 pazienti con AA. Si otteneva la ricrescita solo nei pazienti con le chiazze; nessuna ricrescita nei casi di A Totale/Universale (N Sharova, Russia). Ci sono state ulteriori conferme dell’ efficacia dell’immunoterapia topica (Difenciprone, SADBE), del Ditranolo e della crioterapia con Azoto liquido, sull’Alopecia delle sopracciglia, mentre ne è stata negata l’efficacia sul cuoio capelluto. E’ stato riproposto il trattamento con Imiquimod topico, che però ha sempre dato risultati discordanti.

Ancora una volta si ribadisce il concetto che per ottenere maggiori probabilità di successo le terapie andrebbero istituite il più precocemente possibile, nella fase acuta della malattia, esordio o recidiva che sia. Questo è un appunto soprattutto per i dermatologi italiani che ?tra l’altro- brillavano per la scarsa partecipazione al convegno, a dimostrazione che la tricologia rimane ancora interesse di pochi.

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