Tinte per capelli e colorazioni

Fin dall'antichità, le tinte per capelli venivano impiegate per mascherare i capelli bianchi o cambiare il proprio colore naturale. Vediamo insieme quali tipologie di colorazioni si possono effettuare e i possibili effetti negativi.

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tinte per capelli

Tinte per capelli: un po’ di storia

Per tinte per capelli non si intende altro che la loro colorazione. Quest’ultima è dovuta a sostanze che assorbono determinate lunghezze d’onda della luce e ne ritrasmettono altre.

Il motivo per cui nacquero le tinture era di mascherare i capelli bianchi. Non solo. Fin dall’antichità, la tinta per capelli era impiegata come una vera arma di seduzione. Infatti, le donne romane dovettero schiarire i loro capelli troppo neri al fine di conquistare i legionari vittoriosi.

Al di fuori dell’henné (colorante naturale estratto pestando il fiore di Lowsonia Alba), si possono distinguere tre tipi di tinture in funzione della durata della colorazione.

La colorazione temporanea

La prima tipologia di tinta per capelli è la colorazione temporanea. Si tratta di una tintura per capelli che tende a modificare temporaneamente la tonalità naturale per dare riflessi e fulgore alla capigliatura. I prodotti coloranti utilizzati hanno un alto peso molecolare, si depositano sulla cuticola del capello (senza penetrarla) e vengono eliminati con lo shampoo. I più utilizzati sono i coloranti azoici, trifenilmetanici, antrachinonici e indoaminici. Vengono usati sotto forma di shampoo coloranti o di lozioni dopo shampoo.

Tinte per capelli: la colorazione semipermanente

I prodotti utilizzati cercano una tenuta di colorazione superiore ai coloranti temporanei, in quanto devono resistere a diversi lavaggi (da 4 ad 8). Ravvivano il colore naturale (tonalità più scura) e mascherano i primi capelli bianchi. Non possono schiarire i capelli.

Si tratta di una colorazione diretta che non richiede alcuna modifica preliminare o concomitante della cheratina. I coloranti più utilizzati appartengono alla famiglia dei coloranti nitrati (ortodiamine nitrate, paradiamine nitrate), azoici o metallici.

La colorazione permanente: la più utilizzata

Infine, tra le tinte per capelli più utilizzate rientra senza dubbio la colorazione permanente. Consente una modificazione durevole del colore naturale avvalendosi di una reazione chimica di ossidazione che determina l’integrazione di molecole coloranti all’interno del fusto del capello.

La colorazione permanente resiste bene agli shampoo ed ai diversi fattori esterni (luce, sfregamento etc). Inoltre, consente di schiarire o di scurire i capelli in diverse gamme di colori.

Il principio sembra semplice: molecole di piccolissima dimensione, dopo aver attraversato una cuticola di porosità fisiologica aumentata mediante idratazione ed alcalinizzazione, vengono ossidate in molecole colorate, in grado di trasmettere il colore alla cheratina della stessa cuticola e della corteccia.

Di fatto, i meccanismi di ossidazione sono estremamente complessi e richiedono:

  • una soluzione di perossido in ambiente alcalino (pH 9), abitualmente acqua ossigenata (H2 02) agente ossidante e decolorante;
  • un sistema cromogeno comprendente un cromogeno primario o base di ossidazione (molecola incolore il cui prodotto di ossidazione fornirà un colorante) e dei cromogeni secondari chiamati copulanti che modificano il colore primario e la cui combinazione consente di realizzare diverse tonalità.

I coloranti sono le fenilendiamine (parafenilendiamina, paratoluidendiamina); gli aminofenoli (para ed orto) i diidrossibenzeni o i polifenoli. I prodotti si presentano in forma di crema o di gel nei saloni di bellezza ed in forma di shampoo colorante per il pubblico.

Tinte per capelli e permanenti: i possibili effetti negativi

Gli incidenti delle colorazioni permanenti sono eccezionali e dominati dalla dermatite allergica da contatto alle tinture (valutata in una volta su un milione di unità vendute).

In particolare, le sostanze più allergicizzanti sono la parafenilendiamina (P.P.D.), la cui intolleranza è nota dal 1898, la nitro-orto-fenilendiamina, la nitro-parafenilendiamina, la 2,5-parato-luendiamina. Questa pur rara possibilità di eczema impone, per legge, la pratica di eseguire una prova per determinare la tollerabilità delle basi di colorazione da parte dell’utente.

 

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