L’ipoferritinemia come causa di alopecia nella donna

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Le ferritine
I forti legami di coordinazione e la capacità di cambiare facilmente valenza hanno reso il ferro un elemento essenziale come cofattore di vari enzimi. e per funzioni biologiche insostituibili quali il trasporto degli elettroni e dell’ossigeno.
Il ferro (Fe) ha una notevole importanza per il funzionamento di numerose funzioni cellulari essenziali quali la sintesi del DNA, il trasporto dell’ossigeno, il metabolismo energetico mitocondriale (Aisen & Listowsky, 1980). Tuttavia, esso, in forma “libera”, può anche catalizzare efficientemente la formazione di radicali alta mente nocivi nei confronti del DNA, delle proteine e dei lipidi di membrana (Gordeuk, Bacon, & Brittenham, 1987). Per queste ragioni il mantenimento dell’omeostasi del Fe è di fondamentale importanza per evitare sia una carenza che un sovraccarico. La prima infatti può causare arresto della crescita, nelle singole cellule, e anemia, nell’organismo; il secondo può portare a danno ossidativo soprattutto a carico delle cellule parenchimali (Britton, 1996; Pietrangelo, 1996). Il controllo del metabolismo del Fe è pertanto strettamente e finemente regolato mediante molteplici meccanismi molecolari sia a livello sistemico che celluIlare.
Nonostante la sua abbondanza nella crosta terrestre, il ferro biologicamente disponibile è scarso. Questo è dovuto principalmente al fatto che in condizioni ossidanti ed al pH fisiologico il ferro è altamente insolubile. Gli organismi hanno pertanto sviluppato diverse e complesse strategie per acquisire il ferro: i batteri secernono piccole molecole complessanti (siderofori), le piante acidificano e riducono il suolo per aumentare la solubilità del ferro, gli animali superiori lo assorbono dal cibo, con meccanismi non ancora del tutto chiariti.
L’enorme importanza funzionale e la scarsa biodisponibilità hanno fatto sì che tutti gli organismi accumulino ferro ed infatti tutti gli organismi che necessitano del ferro esprimono molecole dedicate al suo accumulo: le ferritine (Harrison & Arosio, 1996). Queste sono le uniche proteine del metabolismo del ferro, finora identificate, conservate dai procarioti ai mammiferi. Esse hanno il duplice ruolo di accumulare, in forma compatta e biodisponibile, il ferro intracellularmente e di sequestrare il ferro “libero”, potenzialmente tossico, che interagendo con l’ossigeno, va a formare radicali altamente reattivi. L’attività protettiva della ferritina è principalmente basata sulla capacità di trasformare il Fe (II), assai tossico, nel più innocuo Fe (III).

Una esperienza clinica
Da una verifica dei casi telogen effluvio cronico, con l’aspetto clinico della alopecia femminile, da noi trattati negli ultimi due anni emerge in misura preponderante come fattore causale l’ipoferritinemia (35%).
L’ipoferritinemia oltre a rappresentare una situazione di anemia ipocromica sembra determinare indirettamente un’aumentata produzione di radicali liberi dell’ossigeno nel sangue con la conseguenza di accelerare i processi di invecchiamento anche a livello del follicolo pilifero.
La ferritina ci protegge, come abbiamo detto, dall’azione dei radicali liberi.
Riteniamo che per una corretta “salute tricologia” la ferritinemia non debba scendere sotto i 30 ng / ml e consideriamo questo valore già un valore “limite” sotto il quale è quasi inevitabile il verificarsi di un “effluvio in telogen cronico”

Ricordiamo come in “Tricologia” tutti i valori dei micronutrienti hanno valori “normali” più ristretti di quanto ci ha insegnato la Medicina Generale

La tossicità dei radicali liberi
In questi ultimi anni si è parlato molto della tossicità dei radicali liberi e delle sostanze alimentari in grado di contrastarli. Meno si è detto di come questo rischio sia legato alla costituzione individuale e di come sia possibile misurarlo.
Attualmente a Roma l’unico laboratorio in grado di eseguire questa determinazione (dosaggio dei radicali liberi dell’ossigeno e determinazione delle sostanze antiossidanti totali) è il Servizio di Patologia Clinica del FateBeneFratelli diretto dal prof. Colloca.
Grazie a questo esame è possibile valutarne il rischio individuale al fine di istituire gli adatti provvedimenti terapeutico-preventivi (in genere a base di antiossidanti alimentari).
Per quanto attiene il trattamento dell’ipoferritinemia abbiamo prescritto alle nostre pazienti la somministrazione di ferro per via orale o per via endovenosa nei casi più seri (ipoferritinemia al di sotto di 10 ng./L)
I risultati di questa tipo di approccio all’alopecia femminile da ipoferritinemia si sono dimostrati più che incoraggianti.
I dati sono stati presentati al XVIII Congresso di Medicina Estetica che si è tenuto a Roma dal 21 al 23 marzo 1997.

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